Valentine de Saint-Point: La prima futurista

10/27/2024 - Sonia Chabbi

Valentine de Saint-Point divenne ufficialmente la prima donna membro del gruppo futurista dopo la pubblicazione del suo Manifesto delle donne futuriste, in risposta  a F. T. Marinetti nel 1912 e viene assegnata alla promozione dell‘azione femminile” già nel 1914.

Artista e autrice di numerosi romanzi, tra cui Un inceste (Un incensto)  del 1907 e Une femme et le désir (Una donna e il desiderio) datato 1910, adottò presto lo pseudonimo di Saint-Point dalla tenuta in cui viveva il prozio Alphonse de Lamartine, scrittore e politico, così era vissuta e si era creata l’emblema della nuova donna empancipata.

Presentato a Parigi e pubblicato in italiano, francese, tedesco e russo, il  Manifesto della Donna Futurista propone un nuovo modello femminile. Libera da ogni sentimentalismo, intenta ad affermare la propria volontà e lontana dalle esigenze della femministe dell’epoca, la donna immaginata da Valentine de Saint-Point è una super- donna, libera nell’amore, una “creatura in cui l’istinto è dotato di lucidità“.

Il suo manifesto fu certamente una risposta al “disprezzo per le donne” proclamato nel suo primo Manifesto futurista da Marinetti; ha criticato la sua dualistica opposizione tra maschio e femmina, rivendicando le pretese delle donne su caratteristiche tipicamente maschili come il coraggio, l’audacia, l’aggressività e la violenza.

I suoi modelli sono “le Erinni, le Amazzoni, le Giovanne d’Arco, le Cleopatre e le Messaline” (a quest’ultima dedicherà anche una tragedia). Il modello ideale della donna emancipata di Valentine de Saint-Point è Caterina Sforza, che rispose alla minaccia contro la vita del figlio mostrando i suoi genitali al nemico dalle mura della sua città assediata e gridando eroicamente: “Vai avanti e uccidilo. Io ho lo stampo per farne di più!”. 

Valentine de Saint-Point – Manifesto futurista della Lussuria

Il suo successivo Manifesto della lussuria (1913) celebra il “peccato” come forza positiva e creativa, principio e stimolo della conoscenza, che può trasformarsi in “opera d’arte” e che consente alle donne di competere con gli uomini.

Donna disinibita e indipendente, Valentine de Saint-Point suscitò scalpore posando seminuda per Auguste Rodin e abbracciando una vita amorosa libera e movimentata. La sua inquietudine la portò presto a staccarsi anche dal futurismo, poiché si opponeva al suo sostegno alla guerra.

L’attività creativa e la produzione artistica di Valentine de Saint-Point si è concentrata soprattutto sull’esplorazione del corpo e del movimento presentata attraverso disegni, scritti e una serie di azioni messe in scena sotto il nome di Métachorie, termine greco che letteralmente significa “andare oltre il coro“. ” e quindi oltre la danza tradizionale.

Gino Baldo, Valentine de Saint-Point. 1913, Montjoie! 2, no. 1-2. (Gennaio-Febbraio 1914):14. Immagine: gallica.bnf.fr,  Bibliothèque nationale de France (BnF)
Valentine de Saint-Point, Métachorie

Conosciuta anche come “ideista“, la nuova forma di danza concepita da Saint-Point è innanzitutto una pratica intellettuale che cerca di eliminare gli eccessi psicologici ed emotivi. Eseguita con il volto coperto in modo da focalizzare l’attenzione del pubblico sul corpo e sugli elementi astratti del movimento, la Métachorie traduce in gesti espressivi una serie di motivi geometrici che vengono prima trascritti in “forma grafica, come scritti in musica“.

Questa visione era modellata anche e soprattutto dalle sue idee estetiche e intellettuali. La Metacoria con le sue linee geometriche e con le sue leggi ritmiche non dipende più dalla musica, ma si trova sul suo stesso piano. 

L’idea poetica viene sintetizzata in una figura geometrica suscitata dall’anima ed è proprio qui che si incontra l’arte immobile con l’arte mobile. La danzatrice è coperta da un velo, soprattutto per coprire il volto che è naturalmente espressivo e quindi potrebbe trovarsi in disarmonia con i movimenti del corpo. 

Nel febbraio 1923, un numero speciale della rivista francese “Montjoie!” era interamente dedicato alla nuova danza, con disegni e illustrazioni di posizioni e figure “ideiste” di vari artisti tra cui Viviane Postel du Mas, una delle campionesse della Métachorie nonché artista dei costumi e delle luci utilizzate per le azioni sceniche.

Come nei suoi due precedenti Manifesti, Valentine de Saint-Point utilizza la danza per proporre un nuovo modello di libertà e di espressione corporea svincolato dagli stereotipi femminili dell’epoca.

Nel 1924 Valentine de Saint-Point decide di trasferirsi a Il Cairo, dove diventa simbolo e punto di riferimento dell’ambiente culturale e indipendentista egiziano prendendo posizione contro la guerra, il colonialismo e l’ingiustizia.  Organo principale della sua battaglia culturale e sede dei suoi scritti di questi anni è il periodico «Le Phoenix. Revue de la renaissance orientale», che dirige dal 1925 al 1927. 

Successivamente si attiva anche per la Siria mediando e pubblicando The Truth about Syria (1929). Si converte al sufismo cambiando il nome in Raouhya Nour el Dine e dedicandosi alla condizione della donna musulmana. Valentine de Saint-Point muore nel 1953 a Il Cairo in povertà ed è seppellita nel cimitero dell’Imam- El- Leiss.