Yudori – le invisibili alla conquista del cielo
11/12/2024 - Emily Iachi Bretto
J-Pop è uno dei principali editori di manga in Italia, nasce nel 2006 e negli anni ha realizzato un cospicuo catalogo che raccoglie più di 5000. È una casa editrice molto apprezzata, che ha guadagnato molta popolarità grazie ai titoli interessanti che importa dall’oriente ed è proprio da lì, precisamente dalla Corea, che proviene una delle autrici più acclamate negli ultimi anni: Yudori.
Classe 1991, Yudori è una talentuosa disegnatrice nata sul web, conosciutissima sulla piattaforma weebtoon, si è consacrata su Instagram, dove la potete trovare con il nickname @yudoridori. Il suo feed è composto da tavole provenienti dalle sue opere ma anche da vignette personali, che raccontano la sua vita quotidiana e le sue ideologie parlando senza filtri di sesso, razzismo, femminismo e del corpo delle donne asiatiche. Ogni post è accompagnato da una didascalia brillante e graffiante, farcita con molta ironia, che fanno capire bene il carattere dell’autrice.


“I remember when I was 20, many men told me my career would suffer without their support and mentoring. Turns out my career peaked only AFTER I got rid of them. Many people told me I can’t write stories about so many different places and historical eras because one cannot possibly be smart enough to research all that 🥺😢and… and here I am👹.”
Dell’autrice la casa editrice Milanese ci porta: “La scelta di Pandora” (due volumi) e “La conquista del cielo” in un volume autoconclusivo. Le due opere sono collegate da molteplici aspetti, il primo e più lampante è l’ambientazione storica in cui vengono ambientate le storie e che richiama lo stile di Riyoko Ikeda, conosciuta per “Le rose di Versailles” (in Italia Lady Oscar), “Eroica – la gloria di Napoleone”, “La finestra di Orfeo”, etc.
La prima è ambientata nell’America del XIX secolo e la seconda nell’Olanda del XVII secolo, palcoscenico dello schiavismo e dell’esplorazione. Yudori predilige questa scelta non solo per l’estetica, ma anche per dare una seconda rilettura della storia, una rilettura che non è stata fatta dai vincitori ma bensì dagli “altri”: i perdenti, gli ultimi, le donne. Da questa riflessione è nata l’esigenza di utilizzare il passato come una chiave narrativa e come provocazione.
«Forse sono cinica […] ma non credo nel miglioramento lineare della specie umana. Le persone dimenticano con troppa facilità e giriamo in cerchio, sempre intorno alle stesse problematiche. Ci sono state tantissime culture in passato che hanno garantito la libertà e la dignità alle donne, più di quante ce ne siano ora. Sono esistite culture che hanno venerato dee, celebrato le prostitute e accettato le persone transgender. Ma abbiamo dimenticato e da loro non abbiamo imparato nulla. Provo solo a ricordare che commettiamo tutti degli errori, tutti dimentichiamo e che le cose possano andare male. L’unica cosa che faccio è lavorare e provare a essere gentile… anche se non sempre mi riesce».
YUDORI – LA CONQUISTA DEL CIELO
“Aveva rivolto il suo sguardo alla terra. Gli uomini se ne erano già impadroniti. Allora guardò il mare. Gli uomini avevano preso anche quello. Quindi Amelie aveva alzato gli occhi al cielo”.

Nel XVI secolo in Olanda una donna, per essere considerata dalla società una “brava moglie”, non doveva avere più di due domestici alle sue dipendenze, bisognava occuparsi personalmente della casa e dei lavori domestici. Un ruolo infarcito di doveri: ci si doveva mostrare umili e accondiscendenti verso il marito. Questo però si mal accorda con il carattere ribelle e curioso di Amelie, la nostra protagonista, che ama farsi domande, osservare il mondo che la circonda e capirne i meccanismi.
Yudori ci illustra le condizioni delle donne in un’epoca dove era difficile per loro esprimersi, della loro forza e della caparbietà che dimostrano verso gli uomini, che comandano tirannicamente all’interno della società e nelle mura di casa.
La nobile famiglia di Amelie è caduta in disgrazia e la ragazza si trova a dover abbassare lo sguardo a cose ben più pratiche e terrene rispetto al cielo, perciò sposa Hans, ricco mercante con la passione per l’esotico e ciò lo porta a collezionare tutto ciò che cattura il suo sguardo. Osservando la situazione con la mentalità dell’epoca, si può pensare che Amelie sia una donna privilegiata nel contesto in cui la vediamo inserita: è sposata con un uomo ricco, ha una bella casa, servitù e gioielli ma questa vita le va stretta.
Se il marito ha la possibilità di coltivare la passione, lei non può osare di desiderare lo stesso, una “buona moglie olandese” non può desiderare altro che adempiere ai suoi doveri coniugali, a occuparsi della casa e del marito. Eppure nel suo cuore c’è un desiderio, che è troppo grande per essere contenuto in quelle quattro pareti di casa: la conquista del cielo.

Il matrimonio è vissuto con estrema infelicità da entrambe le parti, nessuno dei due compie un passo verso l’altro per cercare di comprendersi. Hans non accetta l’indole indomita di lei, le sue aspirazioni, la sua grande curiosità; il suo orgoglio ne risentirebbe, tutti riderebbero di lui e della sua “eccentrica” moglie, che preferisce osservare le ali di un pipistrello morto per ore che fare l’amore con lui. Amelie si sente incompresa e capisce che agli occhi di Hans lei sia strana. Questo la allontana, privando suo marito di un amore che avrebbe sinceramente voluto provare.
Il colpo di fortuna arriva per entrambi: Hans deve assentarsi da casa per un viaggio d’affari e Amelie approfitta di ogni secondo in cui viene lasciata in casa da sola per tuffarsi a capofitto nella sua passione per il cielo e il volo: a suo modo studia come gli uccelli si librano in aria e per un po’ sveste i panni di perfetta donnina olandese per essere se stessa. Ma prima o poi la quiete doveva finire e la sua vita tranquilla viene scombussolata dal ritorno di Hans e da qualcuno che porta con sé.
Lunghi capelli scuri e un corpo morbido, è così che viene descritta la nuova aggiunta alla collezione del marito, una ragazza orientale che, da buon colonialista, Hans battezzerà con il nome di Sahara, questo per rimarcare la sua proprietà su quello che non considera altro che un mero oggetto. Inizialmente Amelie non prova altro che disprezzo e gelosia per quella che considera una vergogna in carne ed ossa, nel paese già tutti parlano della prostituta che Hans ha portato in casa sua ma presto, quando Amelie deciderà di confrontarsi con Sahara, inizierà a provare una simpatia con la ragazza che muterà in amicizia, ancora di salvezza per queste due donne che sono più simili di quanto vogliano ammettere.


In fondo entrambe appartengono a Hans: la prima per via del contratto matrimoniale e la seconda strappata via dalle braccia dell’amante dopo averlo ucciso. “Ed è proprio questa collisione di mondi che fa nascere una nuova luce, una speranza: l’una impara dall’altra, e insieme fanno gruppo per proteggersi dagli uomini, che hanno sempre e solo saputo rubare loro qualcosa.”
“Water, heat, steam, clouds, air🐚🪸.”
E infine il cielo viene conquistato: Amelie insieme a Sahara capiscono come poter volare grazie all’aria. Iniziano così gli esperimenti di quello che noi sappiamo essere il prototipo di una mongolfiera. L’eccitazione brilla nei loro occhi nel vedere quel piccolo oggetto librarsi in cielo, anche se per poco, e con qualche piccola aggiustatina creano un vero e proprio prototipo nel quale imbarcare il gatto di famiglia e vederlo librare nel cielo.

Non preoccupatevi, Cadetto (nome del gatto) scende sano e salvo grazie a Sahara ma ormai gli esperimenti delle due non sono più segreti poiché sono state scoperte da Hans. L’uomo vede in quella piccola invenzione una scoperta senza eguali, una rivoluzione nel commercio che lo farà diventare ancora più ricco e così, ruba l’idea ad Amelie e la sottopone a degli investitori.


YUDORI – CONCLUSIONI
“In the original script, which I wrote in English, Sahara speaks “broken English”. And I see anger coming. I see what the white men in Hollywood have done to you. I understand why you are angry. I am angry, too, believe me.
[…]
Speaking English in a DIFFERENT way has been for so long judged as stupid, pathetic, and comical.
✨However.
I speak broken English. I write in broken English. Trust me, it used to be worse.
I remember when I was an exchange student in high school in the US, I used to say “shit of paper”, and all the kids in the classroom would laugh, ask me to say it again, and said I was cute. Cute I was. Twice as intelligent as them, cute I was, still.
Sahara is me, what I was, and what I always will be. And she is you, too, if you are smart and brave enough to have tried learning a new language.
I don’t know if I speak ANY language correctly. But I do know that I speak beautifully, powerfully, and undeniably. Only unbendable things get broken. I’ve learned to I see it as a privilege.
So yes, I will continue to speak this language. I will speak it broken, shattered, and glued-back-together. And there is nothing, Absolutely Nothing you can do about it.
You’re right, I am motherfucking cute.”
Qui ho riportato un post di Yudori in cui spiega come, nello script originale, aveva deciso che Sahara parlasse “wrote english”, un inglese poco corretto, che le persone straniere parlano perché fanno fatica con la lingua. Non è una cosa brutta di per sé, però chi parla broken english tende ad essere considerato meno serio e affidabile degli stranieri che, invece, suonano più nativi; questo porta a discriminazioni di vario tipo, soprattutto razziali e xenofobe. Ma il suo pensiero fa recepire il messaggio: non parlare correttamente non è un simbolo di vergogna, anzi è l’emblema della caparbietà di voler esprimere l’esigenza primaria dell’essere umano, cioè comunicare. Un piccolo excursus doveroso anche se ci vorrebbe ben più di un paragrafo per parlare di questo fenomeno.
Tornando a parlare dell’opera nella sua interezza, posso dichiarare che è stata una lettura che mi ha letteralmente rapita, era da molto che non trovavo un volume autoconclusivo così convincente e che mi facesse rimanere incollata alle pagine, senza contemplare l’idea di una pausa.
L’accuratezza storica è strabiliante e la rivediamo in primis nel disegno: ogni vignetta è ricca di dettagli, dall’elaborato vestiario agli spazi interni della casa, fino ad arrivare all’esterno e al cielo che Amelie desidera ardentemente raggiungere; e per secondo anche per la mentalità dell’epoca impressa nei personaggi che incontriamo nel corso dell’opera. È un fumetto potente, le sue protagoniste sono energia pura e si mostrano reali, tangibili e potenti; proprio quest’ultimo punto è un tema centrale nell’opera: la potenza femminile si manifesta interamente nell’amicizia, questo forte legame che permette di esprimerci interamente e di realizzare cose che ci sembrano impossibili, persino di conquistare il cielo.

Bibliografia:
Yudori: dalla Corea alla conquista dell’Europa – Lo Spazio Bianco
La conquista del cielo – Recensione – NerdPool
La conquista del cielo, il femminismo nel nuovo fumetto di Yudori | Sky TG24
https://www.corrierenerd.it/yudori
La Conquista del Cielo – Un testo delicato, che rappresenta colori e sentimenti (meganerd.it)